Opere
Il messaggio dell'imperatore
2020-22
Dedico questo lavoro al mio amico Ascanio
"Vicino è dentro, tutto il resto è lontano"
Riner Maria Rilke
” Vicino è dentro,tutto il resto è lontano” misure ambientali, tecnica mista su tela. Chiesa dell’Annunziatella Gerace, RC 2022
Antropofysia è la ricerca delle ragioni della natura attraverso il fare naturale dell’uomo. La rassegna vuole indagare intorno al sottile rapporto che si intesse tra l’uomo e la natura. La natura è luogo e anche spazio, natura è più che ambiente; la natura è il paesaggio che non è che natura addomesticata dall’uomo. Il paesaggio urbano, il paesaggio naturale, il paesaggio storico, il paesaggio descritto, il paesaggio raccontato… tutto ciò non è altro che lo specchio di una dimensione antropizzata del concetto stesso di natura. La dimensione naturale è concettualmente una dimensione antropizzata. L’uomo è naturalmente incline a gestire il rapporto con l’ambiente, a piegarlo alle sue esigenze fino a trasformarlo, anche in maniera radicale. Questa trasformazione, questa antropizzazione della natura rientra, fondamentalmente, nello svolgersi naturale delle cose. La dimensione temporale interviene a mutare continuamente ciò che è un dato, trasformandolo in un altro dato; l’intervento dell’uomo è semplicemente un momento di questa mutazione …… Scindere l’uomo dalla natura, scindere gli “effetti dell’uomo sulla natura” dalla natura, scindere la “gestione della natura” da parte dell’uomo, ha come effetto la dimenticanza del rapporto tra uomo e natura e la dimenticanza della dimensione naturale dell’uomo.
A cura di Attilio Spanò
Un colpo al cuore ma la luna è rimasta ferma
2023
Dig if you will the picture …….can you picture this?
“Scava se vuoi la foto…….puoi fotografare questo?” Patti Smith – When Doves Cry
Le idee, le parole, le immagini possono scavare e fare scoprire la genesi di qualcosa di nuovo.
Di nuovo per noi stessi.Ognuno ha il suo nuovo da scoprire per uscire dal mistero a volte, dalla paura.
I meccanismi sono personali e imprevedibili, ognuno ha il peso del proprio vissuto che entra dentro il lavoro.
Dentro questa genesi c’è la possibilità, la scintilla, l’idea che chiama nuove idee per ricominciare sempre.
Sulla soglia di casa
2022-23
Una strada in fondo al mare, io il mare me lo porto in tasca
2021
I granelli in tasca, sassi e semi
2016-20
Qui dentro
2015
Tornare a vedere, o continuare a vedere, o vedere in altro modo?
…..dunque, la volontà di fissare le esperienze in un’immagine che è intensificazione della realtà potrebbe essere alla radice di questo bisogno di vedere diversamente, per consapevolezza o per sospetto della propria cecità e dei propri limiti…..
…. sorgono varie contraddizioni, cioè: se l’uomo crea per ri-vedere le cose ma le cose ormai sono lontane dall’essere rappresentate come tali, cos’ha egli allora da vedere? Che cosa vuole, cerca, si attende nelle immagini ? Che cosa vogliono essere per noi?
Sono stupore. Poi c’è chi afferma che in queste immagini sussista una nostalgia, che attraverso di esse si possa raggiungere un nuovo modo di conoscenza, che il compimento ultimo della persona avvenga con la loro indispensabile esistenza, che esse sono oltre il bene e il male, dunque azioni etiche, che lo svelamento sia, se non l’unico, il più nobile modo di ri-conoscere la verità. La verità che, poi, non sembrerebbe essere là fuori, ma qui dentro.
Maria Zambrano
Frammenti
2020-23
La ricerca di questi ultimi anni si è focalizzata sul mettere insieme. Sempre in questo modo ho interrogato la materia, ho costruito, ho scoperto un nuovo senso durante i vari processi.
Nel ritrovare parti e nel mettere insieme sempre riconosco una parte nuova, non osservata così bene in precedenza, a volte cambia molto e così rivela una sua nuova vita.
Ricevere dei materiali e trovare dei materiali è già ricevere delle storie..
I frammenti si incontrano e prendono forma, hanno la loro storia, sono anche sguardi, tracce, tempo, memoria dei nostri gesti.
Solve et coagula
2019
Con cadenza bimestrale dal 1988 al Museo Madonna del Pozzo di Spoleto sono invitati artisti a confrontarsi con la specificità del luogo. La piccola chiesa, nata come ex voto per le acque miracolose del suo pozzo è impreziosita da un ciclo di affreschi cinquecenteschi.
“Solve et coagula” La formula alchemica sciogli e riunisci è la trasformazione degli elementi. Foto : veduta dell’installazione, plexiglass, carta e led.
L‘alchimista cercava di superare la conflittualità della sua natura e di raggiungere un unità interiore. Ogni giorno davanti al mio lavoro, cerco di capire qualcosa del mondo che entra in me. La trasformazione costante da un senso alla ricerca e riconoscere le forze che entrano in gioco. Qui il fulcro è nel simbolo del pozzo: fonte di acqua che, per sua stessa natura, sempre trasforma”.
Curatore del progetto: Franco Troiani,Studio A’87 Spoleto Festival dei due mondi 2019
Nodo-Nido
Non c’è niente da immaginare, c’è tutto da vedere. – Per questo – si può immaginare solo dopo aver visto -. Per vedere cosa? Per andare dove? Per ascoltare attoniti il chiasso di orologi sparsi nel tempo, fermi su ore e volti, tra parole e segni che aspettano nuovi sguardi per ricominciare il canto. Ecco: ricomincia il canto; che piange e ride, che diffonde e raggruma, che lega, scioglie e illumina. La sorgente e la foce si riconoscono e si annodano tagliando le distanze del loro scorrere in un nodo nido, dentro delle scatole a cucù. Una sorta di carillon che dimenticata la tensione della carica sussurra incessante il suo eterno motivetto. C’è una partitura segreta di questo canto che solo il rito sa leggere, aperto e serrato nella liturgia con lo spazio. Affacciarsi per vedere tra prossimità e distanza, questo ci chiede di fare la poesia che fa cenno e ci lascia soli tra la crudeltà del senso e dell’eco. Ci vorrebbe un altare, un pozzo, una donna e la profondità dell’acqua feconda, per non fermare il canto, per chiedere all’ eco di trattenerci di fronte e per mandarci via con la musica del ritorno.
Giugno 2019 Sauro Cardinali
Carte luminose
2018-22
L’osservazione del mutare della luce è un elemento sempre fondamentale lavoro di Simona Lombardi.
I disegni e le carte vengono presentati dentro a delle scatole di plexiglass che assumono l’aspetto di scatole luminose. La carta e fogli sottili di creta refrattaria bianca giocano in una ricerca legata alla luce e leggerezza.
Incisioni
1997-2004
Nel 1997 Simona Lombardi vince una borsa di studio Rilasciata dal centro internazionale d’arte Kenji in Giappone per la scuola internazionale di grafica di Firenze. Tutt’oggi le sue opere sono depositate in questa fondazione. Nell’estate del 1998 l’approfondimento legato all’incisione continua con la vincita di una borsa di studio alla scuola di incisione : Summer School etching di Barga a Lucca. Rimarrà costante il contatto con un grande numero di artisti che si occupano di incisione .
L’intreccio delle relazioni rimarrà costante con taluni fino ad oggi. Si consolida in questo periodo un tema fondamentale nella sua ricerca incisoria : il segno e la traccia.
IL NERO PER ME
Per me il nero è “l’angolo bello” di Malevic, l’angolo sacro senza il soggetto.
Per circa 10 anni ho lavorato con l’incisione in bianco e nero: volevo dominare il foglio bianco soltanto attraverso il segno nero. C’era come un segreto: solo attraverso l’incisione e il passaggio dai segni incisi su una lastra di metallo fino ad arrivare al segno profondo nero stampato, la ricerca non si esauriva mai, andava sempre avanti come una sfida. Gli elementi, i segni che arrivavano appartenevano alla realtà, eppure lì, tra il reale e l’irreale prendeva forma un fare un po’ primitivo è un po’ metodico ossessivo : ripetere dentro tutti dei passaggi tecnici per poi trovare l’improvvisazione, il caso, come elemento fondamentale. Lì in quel segni e disegni c’era tutta la libertà e la forza di combattere col colore il nero tanto bello quanto pericoloso pericoloso, perché a un certo momento non riuscivo più a staccarmi.
Solo tenendo sotto controllo le parti bianche, cioè le parti vuote, riesco a fare emergere le parti nere. Il nero per me è legato al vuoto. Il nero e il bianco sono per me i due colori astratti per eccellenza. Che poi è la notte, il carbone dopo le fiamme del fuoco, quasi una rivelazione di quello che rimane e resiste
I conti con il nero Simona Lombardi intervista su Parola d’artista a cura di Gabriele Landi
Sale e scende la luna
2014-20
La luna con le sue evoluzioni è sempre indipendente e corrisponde a stati d’animo ben precisi. Il simbolo lunare è denso di significati : cresce, decresce, questo nutre ciclicamente il mondo . Solo nel tempo dell’individuazione la luna interiore diventa visibile, viene riconosciuta. Riconoscere il tesoro in fondo all’abisso appartiene a colui che lo trova nel giusto momento della crescita. In questo senso si parla di coscienza lunare.
Erich Newman, La psicologia del femminile, Astrolabio
Costellazione
2017-20
La nebbia è una nuvola che non sa
2016-17
Adesso che non so più niente il vuoto è bella dimora
2015
Per parlare del mio lavoro non devo parlare direttamente di me, ma di quello che cerco.
Parlare di un granello di sabbia diventa un modo, un modo per colmare quello che è senza nome. Così quando nasce un nuovo lavoro non lo penso, il lavoro non è stato pensato, ma è stato percepito. Gli elementi naturali nel mio lavoro ci sono da sempre, mi creano sempre nuovi soluzioni, nuove osservazioni,nuovi legami, tra quello che c’era prima di me è quello che ci sarà dopo.
Due o tre cose che so di lei
2014
via A Mare
2014
Partiva e i due bambini vagavano per il paese, mangiavano qualcosa tra carugi da zie vicini, ogni tanto qualcuno interveniva per togliergli i pidocchi.
Quell’uomo solare aveva preso tre mogli, qualcuno doveva pur stare a casa con i bambini. Così intorno a quel tavolino che ora io in cucina mangiava una famiglia allargata, figli del primo matrimonio, mia nonna e il fratello del secondo, e l’ultima figlia avuta dalla moglie di Riomaggiore. Quest’ultima però appena poteva se ne tornava nel suo paesino sul mare perché lì aveva un figlio di latte.
Il padre quando tornava a casa cucinava per tutti, sbucciava la mela però solo per la mia nonna, e il fratello Adolfo si arrabbiava.
Poi c’era la sorella Maria, voleva fare l’attrice e mal sopportava i nuovi mocciosi, così se ne scappa a Roma con un corteggiatore.
Farà strada nel mondo del doppiaggio, nel famoso film in “Via col vento” lei doppia la tata negra.
Tante volte ho visto quel film, tante e sempre da aspettare:” Ora parla la zia di Roma”.
La zia che è tornata poi a chiedere perdono al padre, è arrivata col cappello, ha fatto innervosire tutti col suo stare un’ora in bagno tutte le mattine. La mia bella nonna Alba era piena di spasimanti , un sabato non vuole andare a ballare perché stufa di mettersi sempre lo stesso vestito. La sua amica la convince, così si tinge il vestito di celeste e ci fa anche una cinturina nuova con dei cordini delle sfumature di celeste.
Il ballo che dà una svolta alla sua vita, conosce uno di quegli amori che fanno rumore nel cuore.
Si sposa con un uomo che vecchio sdraiato sul letto le dice: “ti ho voluto più bene io a te che te a me”, lei risponde: “ Non è vero, è che tu hai studiato e sei fine, io sono solo più rozza”. Lei si sentiva così ma mica lo era.
Era bellissima e lui un intellettuale che vangava la terra, una vera perla, brillavano insieme.
In un momento triste della mia vita,, per farmi stare meglio si è spogliata davanti a me, aveva dei seni enormi, e mi ha detto “ laviamo tutto, facciamo una lavatrice”.
Una volta le piaceva il mio quaderno così per prenderlo cosa ha fatto? Sulla copertina in bella calligrafia, bello grosso, ha scritto :Alba D’ Antoni. Quando l’ho rimproverata mi ha detto “vabbè, ormai è mio!”. Suo fratello Mario era stato nei campi di concentramento, così quando lei si sposa e non si può fare troppo festa con l’abito bianco… ritorna un vestito Celeste, il suo colore preferito.
Non le piaceva raccogliere le olive ma le piacevano le galline, le Azalee e le maglie a righe perché ridono.
Dopo che è andato a funerale di mio nonno non è più andata nessun funerale, non si poteva più affrontare quel rito lì bisognava andare avanti.
Dopo sposata Io ho abitato 11 anni vicino a lei,mangiato il suo brodo vegetale, mi ha portato la spremuta per rinforzarmi con le vitamine quando mi ammalavo.
Si dava un colore celeste nei capelli un po’ terribile, e dai ancora questo celeste. Non sapeva ingoiare le pastiglie, ci voleva sempre l’ostia. Sapeva pero’ fare un perfetto lo calcolo matematico per le calature delle calze fatte con i ferri.
Ha vissuto 98 anni. Credevo fosse immortale, è morta il 23 giugno 2013. E che dire ancora, per fortuna parlava e raccontava tanto.
Mentre ascolto la mente
2011
La celebre massima di Lord Brummel: “La vera eleganza consiste nel non farsi notare” potrebbe calzare bene anche per Simona Lombardi. Non si tratta certo di timidezza o di snobismo; siamo di fronte piuttosto ad una considerazione olistica, complessiva della pratica artistica come momento di una più ampia realizzazione di una vita equilibrata, di un umanesimo rispettoso dell’ambiente e dei valori naturali: la famiglia, l’aria aperta, la meditazione. Una cautela nell’organizzarsi l’esistenza che si traduce in arte di levare, in misurato ritegno che non ha nulla di freddo, calcolato, scientifico; al contrario, è un abito di disciplina rigorosa che costringe un carattere romantico e tumultuoso. Ciò che sopravvive al severo discrimine espressivo non è un segno sintetico e simbolico, una reductio ad unum come nella Minimal Art, bensì una fulminea intensissima sintesi emotiva, una nebulosa di energia concentrata. Alle prese con la grandezza della natura e della vita, l’arte azzarda rispettose pratiche divinatorie, commenti in punta di penna, indecifrabili frammenti di parole, come dice Murakami nel passo felicemente riportato da Simona. Nascono così storie senza intreccio, senza un prima né un dopo, ma lo spettatore, chiamato ad andare loro incontro, a immaginare e completare ciò che è solo alluso e trasmesso per via tattile, sensitiva, rimane preso nel mistero e nell’emozione mai decifrata fino in fondo di particolari minimi messi a nudo, di solito elementi naturali esposti all’azione del vento e della pioggia, ma capaci di accettare il destino con pazienza zen. La matericità dei lavori non è infatti, come in tanta arte del Novecento, testimonianza delle consunzioni, delle offese, delle ferite, quanto piuttosto un immersione piena nell’atmosfera, una sottomissione apparente agli eventi che nasconde nella sua passività una grande forza di resistenza, come in certe pratiche orientali. Più a oriente che a occidente, più verso l’alba che verso il tramonto, guarda quest’arte sottile e allusiva che nasconde sotto un velo di pudore forza e coraggio inimmaginabili.
Mentre ascolto la mente, esposizione personale libreria Il terzo luogo, Sarzana 2011 Recensione di Enrico Formica –